" Così percorsa e attonita la terra al nunzio sta ". Due versi della famosa poesia manzoniana del Cinque Maggio che descrivono bene lo stordimento e lo sbalestramento che coglie una persona alla notizia che, qualcuno a lei in qualche modo vicino, è venuto a mancare improvvisamente. Quella notizia inattesa che vivifica la realtà della morte. Il pensiero della morte è spesso rifiutato e allontanato perché ritenuto spaventoso. Eppure è il momento della nascita che segna la morte, solo ciò che ha vita è destinato a morire. I vissuti dolorosi, scatenati dal lutto, hanno bisogno di trovare accoglimento e posto dentro. La non accettazione di quanto accaduto porta questo dolore a incastrarsi, a divenire una ferita sanguinante che continua a infettarsi e che quindi non riesce a risanare e divenire cicatrice. Le cicatrici che ci portiamo dentro sono la nostra personalissima segnaletica, che indica i punti nei quali la vita ci ha attraversato.

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